Shomsmaqom

La ricchezza e la varietà degli stili musicali della diverse tradizioni del Khorezm, di Bukhara e Samarkand, di Ferghana e Tashkent, di Surchandar’ia (Boysun), ha portato ad una complessa operazione di organizzazione e codificazione dei modelli nel sistema musicale dello Shomsmaqom (sei maqom). Il sistema riporta a sei modelli e cicli compositivi (maqom) basilari la ricchissima produzione musicale delle popolazioni oggi presenti nell’Uzbekistan. Portatrici in alcuni casi di lingue e culture del tutto diverse (è il caso della significativa minoranza tagjika, erede linguisticamente del parsì di tradizione persiana) le popolazioni dell’Uzbekistan costituiscono un vero e proprio mosaico, anche sul piano dei linguaggi creativi.

Nella musica, come nella danza , non è stata cosa facile raccogliere un patrimonio così ricco e poco uniforme, in un corpus dotato di sistematicità. Il massimo contributo alla definizione dello Shomsmaqom è stato dato, negli anni ’60, dal compositore uzbeko Junus Rajabi (shomsmaqom in 12 libri). Antica e connaturata, l’espressione musicale si manifesta principalmente nelle forme del canto con accompagnamento: l’importanza del testo è in questo senso dominante, che si tratti di cicli di tradizione popolare , o di liriche dei grandi poeti di età medievale e moderna, quali Khafiz, Bedil, Navoy, Jami.

Una pratica strumentale più elaborata, autonoma e raffinata è stata coltivata più tardivamente, anche grazie all’evoluzione degli strumenti musicali. Ognuno dei sei maqom rappresenta in effetti un ciclo, una suite articolata in brani vocali e strumentali, fino a 40 pezzi, il cui filo conduttore è dato dall’ambito modale di riferimento e, implicitamente, dall’appartenenza ad un particolare ceppo del patrimonio tradizionale. Il sistema di scale, che ricorda quello dei maqamat persiani, è diatonico, basato su sette gradi; la melodia procede per gradi congiunti , muovendosi spesso all’interno di un intervallo di quinta , arricchita da numerosi abbellimenti e fioriture. Dalle composizioni più elementari che danno la connotazione della tradizione popolare più antica, si è giunti a composizioni più ampie e ritmicamente variate nel genere “katta ashulla”, un patrimonio che si tramanda tra i cantori di professione, soprattutto nella valle di Ferghana. Buzruk, rost, navo, dugokh, segokh, irokh, sono le denominazioni dei sei maqom. Nell’interpretazione del maqom, benché alcune regole siano fisse, c’è sempre spazio per la creatività individuale e l’improvvisazione.